Rivalutazione: in Veneto nessuno vuole pagare


 

Pubblico la delibera della Giunta Regionale del Veneto n. 5/IIM del 29 gennaio 2013, in risposta all’interrogazione presentata dai consiglieri regionali Bottacin Diego e Causin Andrea,  avente ad oggetto, tra l’altro, “quando e come la Regione Veneto intende erogare gli indennizzi e il relativo adeguamento spettanti ai soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni, trasfusioni, somministrazioni di emoderivati?”.

La delibera citata è molto interessante perché contiene una articolata ricostruzione storico-normativa dei provvedimenti che hanno determinato il passaggio di funzioni, dallo Stato alle Regioni, in materia di indennizzo ex lege 210/92, nonché dei comportamenti conseguentemente adottati dai soggetti interessati.

L’elemento fondamentale che emerge da questa ricostruzione è che, sino a quando non sarà compiutamente attuato il federalismo fiscale,  e quindi sino a quando le Regioni non potranno imporre tasse per finanziare i servizi di loro competenza, lo Stato dovrà necessariamente trasferire ai predetti enti i fondi necessari per l’esercizio di tali servizi.

Per quanto concerne il pagamento dell’indennizzo, la Giunta evidenzia che, a partire dal 2000, il trasferimento delle risorse “è avvenuto mediante decreti del Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, previa rendicontazione da parte della regione, anche in considerazione dei nuovi casi di indennizzo accertati”.

Successivamente, con decreto legge 78/2010, convertito con legge 122/2010, “il Governo ha disposto la riduzione delle risorse statali a qualunque titolo spettanti alle Regioni di un importo pari a 4.000 milioni di euro per l’anno 2011 e a 4.500 milioni di euro a decorrere dall’anno 2012”.

Per effetto di un accordo intervenuto nella seduta della Conferenza Stato-Regioni dell’11 novembre 2010, tale riduzione non dovrebbe però riguardare “le risorse per la salute umana”, incluse, quindi, quelle destinate al pagamento dell’indennizzo.

Lo Stato ha tenuto fede a questo impegno solo nel 2011, disattendendolo invece a partire dall’anno successivo, con l’aggravante che, dall’1 gennaio 2012, le Regioni necessitano di risorse molto maggiori, per effetto della pubblicazione della sentenza della Corte costituzionale n. 293/11, che ha imposto l’adeguamento integrale dei ratei.

Conseguentemente le Regioni, incluso anche il Veneto, sono state costrette a pagare l’indennizzo con fondi propri, non avendo ancora la possibilità di imporre tributi, stante la mancata attuazione del federalismo fiscale.

Non vi è dubbio che il principale responsabile di questa situazione sia lo Stato, che dovrebbe fornire i fondi necessari, mi pare però che anche l’atteggiamento delle Regioni non sia esente da critiche.

Le stesse, infatti, a fronte del palese inadempimento dello Stato, si sono limitate a lamentare il mancato trasferimento delle risorse, senza adottare alcuna altra iniziativa, ad eccezione di proclami e impegni che rieccheggiano le grida di manzoniana memoria.

Con tutta franchezza, pare proprio che l’effettività della tutela dei danneggiati da sangue infetto, in Italia, non interessi ad alcuno.

Ringrazio Daniela, una danneggiata, per avermi trasmesso la delibera.




Alberto Cappellaro